La Scuola Calcio
di Fabrizio Lunelli
LA SCUOLA CALCIO G.S. SOLTERI SAN GIORGIO A.S.D.
INTRODUZIONE TEORICO/PRATICA
Il G.S. Solteri San Giorgio A.s.d., nella sua nuova conformazione societaria, ha confermato il proprio impegno per offrire alle famiglie dei rioni Solteri/Melta/Magnete e Piedicastello una proposta sportiva adatta per i bambini di età compresa tra i 5 anni e gli 8 anni (da compiere). Le due realtà territoriali, trasfuse in un’unica società dallo scorso 1 luglio, hanno richiesto due tipi di impegni diversi:
– la realtà di Piedicastello (ex San Giorgio), vede la presenza di alcuni bambini soprattutto dell’età di scuola materna le cui famiglie hanno manifestato interesse per un avviamento allo sport “soft”, con un impegno settimanale; alla guida del gruppo lo storico mister Paolo Brugnara, il quale piano piano sta cercando di portare avanti un lavoro di avvicinamento al gioco del calcio.
Il gruppo, composto per lo più da bambini di annata 2008-2009-2010 (con 5 anni compiuti), si ritrova ogni lunedì e giovedì dalle 17.15 alle 18.30 circa presso il campetto adiacente alla chiesa di Sant’Apollinare (quartiere Piedicastello).
– la realtà Solteri – Melta – Magnete (ex Solteri), presenta, ormai da molti anni, la scuola calcio per i bambini tra i 5 e gli 8 anni; non è facile organizzare il lavoro, dato che reperire istruttori capaci, preparati e appassionati, che sappiano lavorare coi bambini dando loro il giusto tempo per crescere, imparare, migliorarsi, rendersi autonomi e iniziare ad amare questo gioco. Nel corso degli anni la metodologia di lavoro è profondamente mutata, cercando di impostare sin da subito un programma motorio di sviluppo delle capacità coordinative dei bambini, inserendo, gradualmente, piccoli “step” calcistici, ma con attenzione anche agli stimoli provenienti da altri sport (multidisciplinarietà e multilateralità).
I nostri istruttori della Scuola Calcio presso l’impianto di Loc. Centochiavi sono:
– PICCOLI AMICI PRIMO ANNO / NUOVI ISCRITTI: Filippo e Andrea R., due padri all’esordio coi nostri colori (cui rivolgiamo un sincero in bocca al lupo!) con la collaborazione e supervisione motoria di Diego Bonvecchio.
– PICCOLI AMICI II ANNO: Andrea D., Hares e Michele (questi ragazzi, che giocano nella nostra squadra Juniores o in Prima Squadra, sono la prova che i ventenni di oggi hanno bisogno di fare, di essere protagonisti, aiutati, consigliati dai più vecchi, per crescere e permettere alle società sportive il ricambio generazionale sempre più complicato nell’ambito dilettantistico).
– DIRIGENTE SUPERVISORE: Flora Toninato Baroni.
Gli allenamenti si svolgono al campo Mirko Bonetti – Loc. Centochiavi il mercoledì e il venerdì dalle 17.00 alle 18.30.
FILOSOFIA SOCIETARIA
La filosofia societaria è quella di accogliere nei nostri campetti tutti coloro che chiedono di iscriversi, ma nel rispetto di regole di convivenza (rispetto dei ruoli, degli orari, rispetto e puntualità nelle comunicazioni famiglia/società e viceversa, comportamento corretto di bambini e genitori al seguito, pagamento della quota associativa che offre il diritto all’utilizzo, in comodato d’uso gratuito, dei materiali) e senza selezione/discriminazione tra i piccoli atleti.
PICCOLI AMICI – I e II ANNO
Soprattutto nella categoria piccoli amici – I anno, la regola d’oro è IL CALCIO E’ UN GIOCO. E’ movimento, è stare con altri bambini, è provare una esperienza di gruppo, tirando i primi calci al pallone. Per i bambini (e i genitori) spesso si tratta del primo contatto con la realtà “sport” e in particolare “calcio”. I primi mesi dei nuovi mini calciatori sono dedicati all’allenamento, alla conoscenza reciproca di se stessi (il proprio corpo) e degli altri (i primi amichetti che servono per giocare, per fare una partita, un tiro…da soli non si può), ad attività ludico-motorie volte a stimolarli al movimento (sempre più raro persino nelle ore di educazione fisica scolastiche…come se l’attività motoria fosse il demonio!) e a maturare percezioni cognitive e fisiche nuove.
Il lavoro negli anni di piccoli amici è volto a migliorare le singole capacità coordinative generali e speciali, cercando però di non far mai mancare l’attrezzo pallone.
Poi, man mano che si cresce, abbiamo i piccoli amici – II anno, laddove, all’interno del percorso di crescita motoria, si inizia a inserire qualche momento calcistico maggiore per iniziare un lavoro tecnico adatto alla fascia di età, in un rapporto di “conoscenza del corpo/conoscenza attrezzo palla”.
A livello psicologico, occorre ricordare, nella fascia di età 5-8 anni, l’importanza del ruolo dell’adulto (es allenatore/istruttore) dal quale i bambini hanno una dipendenza (ciò che dice il mister è la regola, il Vangelo…anche per questo il ruolo EDUCATIVO degli istruttori è più importante di quanto non sembri); i coetanei, invece, sono prima dei rivali nel gioco (verso il gol o altro) che degli amici (il pensiero del bambino è concreto e non astratto e non permette ancora di analizzare bene i concetti sottesi all’amicizia); anche per questo – nonostante un po’ tutti si cada in questo errore – il gioco è INDIVIDUALE e non collettivo, il bambino fatica a lasciare l’oggetto del suo desiderio (palla) ad altri perché OGNI bambino ha quale massima ambizione di fare gol, lui, non altri! Tuttavia, seppur il concetto di gruppo per i bambini è ancora una nebulosa, la nostra società cerca, anche attraverso attività di sensibilizzazione degli adulti, di creare un ambiente sano e positivo affinché ogni bambino si trovi a proprio agio e abbia voglia di “venire al campetto” anche l’anno successivo.
I GENITORI – AMICI O NEMICI?
Argomento scottante per la fascia di età dai 5 ai 12 anni (poi spariscono) … in OGNI incontro di aggiornamento della FIGC i genitori vengono spesso dipinti dagli operatori come “il nemico”, il male del calcio… perché? Non rispettano i ruoli, le regole, sulle tribune dicono di tutto (sono allenatori, arbitri, tifosi, ultras in un’unica figura) proiettano il loro ego sul figlio e in campo non vedono un bambino (che comunque nella vita farà la sua strada, spesso diversa da quella che un genitore sognava per il figlio) ma un prolungamento di se stessi (psicologia e sociologia dicono queste cose, ambasciator non porta pena): ma è DAVVERO così? Ormai da un paio di anni, nelle riunioni di inizio stagione con le famiglie dei più piccoli, nelle quali si presenta l’attività, utilizzo queste parole: SOCIETA’-FAMIGLIE-BAMBINI tutti lavorano per un UNICO FINE COMUNE: che il bambino iscritto stia bene, si diverta e faccia della sana attività sportiva coi coetanei. Senza genitori che portano i bambini al campo di calcio non esisterebbero le società (e ancor prima le federazioni), non avremmo un bacino di volontari da cui attingere (e quanti hanno iniziato ad allenare, fare i dirigenti ecc. portando il figlio al campetto? Tantissimi!), non avremmo nessuno a cui dedicare un gol, una parata, una scivolata…ma allora perché è così difficile la convivenza? Io credo che, di fondo, sia in gran parte una questione di FIDUCIA: quando ero bambino, mia madre si fidava ciecamente dei miei allenatori (che diciamo la verità erano molto meno preparati di oggi, a 360°) e anche quando sbagliavano loro…era colpa mia! Ognuno competente nel suo ambito, era il motto in casa mia (i genitori a casa, il prete al catechismo, l’allenatore al calcio, il maestro a scuola). Oggi noto che questo atteggiamento (fin troppo conservatore, sia chiaro, si è perso quasi totalmente) perché, rispetto a qualche anno fa, allorquando non c’era l’abitudine di accompagnare i figli, star lì a guardarli giocare ecc., i genitori di oggi sono molto più presenti sui campi, anche agli allenamenti, lasciano ai figli, oltre alla scuola, pochissimo tempo per stare “da soli” in mezzo agli altri, hanno paura per loro, paura che sbaglino, che non facciano subito e da subito la cosa giusta…che, diciamocelo, li facciano anche un po’ vergognare…facendo così, però, i bambini sono sempre meno autonomi, meno sicuri, hanno meno autostima. Sono sempre meno se stessi, con l’ombra dell’adulto sopra di se. E il lavoro degli operatori è molto più complesso e non nego che spesso vi siano momenti di nervosismo dettati da ciò.
Però ricordiamoci tutti – allenatori e genitori – che al campetto arriva, per giocare, il bambino, non suo padre o sua madre. Lui, piccolo calciatore in erba che vuole una cosa sola: un pallone tra i piedi e fare gol.
Come società non smetteremo di dialogare con le famiglie, ma nel massimo rispetto dei ruoli e delle competenze. Non tutti sono stati, sono, saranno contenti (da sempre qualcuno cui non va bene questa impostazione c’è…non siamo il Bengodi), ma il nostro obiettivo societario non è accontentare il singolo, ma l’insieme, il gruppo di famiglie/bambini che ci hanno scelto.
Chi non ci sta, può andare. A Trento ogni campanile ha una squadra di calcio, quindi si può scegliere la realtà più adatta a sé.
MEMORIAL “BRUNO VISINTINI” – i bambini sono tutti vincitori!
Per il XXI° anno la nostra società ha organizzato il memorial “Bruno Visintini”, trofeo dedicato alla memoria del nostro storico dirigente Bruno Visintini, il quale permette alle squadrette dei piccoli amici del circondario di Trento di avere un mini campionato per divertirsi e far divertire i familiari/genitori al seguito. La volontà di premiare tutte le squadre (con una coppa identica consegnata a fine torneo a tutte le compagini partecipanti) e tutti i bambini di tutte le squadre con un ricordo personale della manifestazione (es. medaglia) rientrano in quello spirito ludico e non agonistico che persegue la stessa FIGC per la fascia di età dei più piccoli; a tal proposito la Dott.ssa Cavelli, nota psicologa dello sport, ha dichiarato, in più occasioni, ai quotidiani locali: “In età pre-adolescenziale le classifiche hanno valore “zero”, sono un po’ come il voto a scuola: spesso si lavora per il voto, che non sempre, però, è poi lo specchio del sapere; l’obiettivo, invece, deve essere il sapere, in età giovanile, il confronto “ammazza”, meglio cercare di evitarlo. Il problema non è nuovo. I ragazzi fino alla terza media dovrebbero impegnarsi per ottenere degli obiettivi, delle prestazioni personali. Arrivati a quel punto, hanno vinto la loro gara. A tal proposito, è poi compito dell’adulto sottolineare il progresso. I bambini vanno valorizzati in base a quello che possono dare, non devono confrontarsi con gli altri. Ad ogni bambino il suo obiettivo. Anzi: tra un ragazzino che vince ed un altro che ottiene un miglioramento, va premiato quest’ultimo. Un premio che li rende bravi agli occhi di se stessi: i bambini che non vincono, altrimenti, finiscono col pensare di non valere nulla”.
Infine, una breve sintesi di quanto le Istituzioni hanno previsto in materia di calcio giovanile:
L’attività calcistica giovanile viene regolata tenendo presente in maniera prioritaria quanto riportato dalla “Carta dei diritti dei bambini” (New York – Convenzione sui Diritti del Fanciullo del 20/11/1989) e dalla “Carta dei diritti dei ragazzi allo Sport” (Ginevra 1992 – Commissione Tempo Libero O.N.U.) in appresso indicata, alla quale si deve guardare con particolare attenzione, in modo che ad ogni bambino e bambina siano assicurati:
• IL DIRITTO DI DIVERTIRSI E GIOCARE;
• IL DIRITTO DI FARE SPORT;
• IL DIRITTO DI BENEFICIARE DI UN AMBIENTE SANO;
• IL DIRITTO DI ESSERE CIRCONDATO ED ALLENATO DA PERSONE COMPETENTI;
• IL DIRITTO Dl SEGUIRE ALLENAMENTI ADEGUATI AI SUOI RITMI;
• IL DIRITTO DI MISURARSI CON GIOVANI CHE ABBIANO LE SUE STESSE POSSIBILITÀ DI SUCCESSO;
• IL DIRITTO DI PARTECIPARE A COMPETIZIONI ADEGUATE ALLA SUA ETÀ;
• IL DIRITTO DI PRATICARE SPORT IN ASSOLUTA SICUREZZA;
• IL DIRITTO DI AVERE I GIUSTI TEMPI DI RIPOSO;
• IL DIRITTO DI NON ESSERE UN CAMPIONE.
Anche il board dell’UEFA, massimo organismo calcistico europeo, riunitosi in più occasioni con le 53 Federazioni calcistiche associate, nel trattare argomenti che riguardano il calcio giovanile (e quello di base in particolare), sottolinea i concetti espressi nella “Carta dei diritti” e, per conferire loro un significato più pregnante, li ha raccolti in un decalogo che riteniamo utile porre all’attenzione degli operatori/simpatizzanti e tutti coloro che hanno a che fare col calcio giovanile:
IL CALCIO È UN GIOCO PER TUTTI
IL CALCIO DEVE POTER ESSERE PRATICATO DOVUNQUE
IL CALCIO È CREATIVITÀ
IL CALCIO E’ DINAMICITA’
IL CALCIO È ONESTÀ
IL CALCIO È SEMPLICITÀ
IL CALCIO DEVE ESSERE SVOLTO IN CONDIZIONI SICURE
IL CALCIO DEVE ESSERE PROPOSTO CON ATTIVITÀ VARIABILI
IL CALCIO È AMICIZIA
IL CALCIO È UN GIOCO MERAVIGLIOSO
IL CALCIO È UN GIOCO POPOLARE E NASCE DALLA STRADA
In queste affermazioni, si richiama l’attenzione circa i modelli educativi a cui si devono riferire tutte le attività promosse, organizzate e praticate nei Settori Giovanili. Negli intendimenti UEFA è considerato di estrema rilevanza il ruolo del calcio come agente efficace di educazione, crescita e integrazione sociale ed è per questo che il massimo organismo del calcio europeo invita le Federazioni a porsi il problema del “recupero” del calcio di strada (grassroots football), anche come filosofia di fondo della didattica applicata.